Mi accorgo che sono sempre più difficili, non dico gli incontri, persino le tangenze, i punti, i margini in comune.
Difficile il dialogo con gli sperimentatori anni novanta, manieristi del basso, ma pure con i barocchi fuori tempo massimo, manieristi dell'alto; con le dame salottiere, benché virtuose e sorridenti con le ferree dentiere, ma anche con le emergenti travolgenti, le più inavvicinabili: siderali.
Di un altro mondo, i cavalli vincenti, i fiori all'occhiello ben visti dall'occhio del Grande fratello. Ma pure i quattro amici al bar, gruppo esclusivo, impenetrabile peggio di un club per soli uomini.
I giornalisti-narratori dell'oggi, che hanno rubato la scena ai cattedratici criptici critici dialettici dantisti novissimi e postmoderni, hanno occupato le tivù e non si occupano più di quella cosa medievale, da incunaboli, da amanuensi, da spleenetici che si chiamava letteratura
Tangenze parallele?
Resta, forse, qualche bordo sfrangiato.
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