mercoledì 5 luglio 2017

Intervista a Mariano Baino. Solo domande

Alcuni anni fa, in occasione dell'uscita del libro in (nessuna) Patagonia, rivolsi alcune domande all'autore, rimaste senza risposta per impegni sopraggiunti.

1 Mariano, nel tuo ultimo libro dal titolo in (nessuna) patagonia (Ad est dell'equatore, Napoli 2014) ti consideri in esilio, ma già nell'Uomo avanzato, che racconta un naufragio su un'isola deserta, ti accosti al tema dell'esclusione dalla società… Si può dire molto genericamente che là il discorso sia in chiave più esistenziale, qui più politica…

2 A livello profondo probabilmente entrambi i testi sono dettati dall'amarezza derivante dalla contemplazione del mondo contemporaneo. Pure nell'Uomo avanzato (Le Lettere, Firenze 2008) il contesto politico mondiale, lasciato sullo sfondo, è inquietante, da incubo. Si allude a guerre nel passato e nel futuro, a esperimenti nucleari, a catastrofi sospese, sebbene il presente abbia l'aspetto di una confortevole crociera…

3 Credo che tu sia uno scrittore della solitudine moderna e postmoderna, poiché questo tema nei tuoi testi è ampiamente modulato. Perfino nel romanzo Dal rumore bianco (Ad est dell'equatore, Napoli 2012), che si presenta attraversato da varie storie e personaggi, il protagonista commissario Ingravoglia è modellato sull'Ingravallo del Pasticciaccio gaddiano, un introverso, un solitario. Fra i personaggi del libro compare anche un bambino autistico, un'altra metafora dell'incomunicabilità (non che il personaggio di un romanzo sia semplicemente una metafora, è un abitante del libro, ma può assumere per noi lettori quel significato).
 4 In (Nessuna) patagonia mi sono rimasti impressi due riferimenti all'italia, che tu scrivi anche itaglia o ytaly, che potrebbero fornire una spiegazione, almeno parziale, di questo sentimento dell'esiliato: la spazzatura a Napoli, che a un certo punto sembrò non si potesse più eliminare, e le tre destre che dominano largamente in Italia, quella liberale, quella clerico-fascista tradizionale e una nuova destra di sinistra. Per "destra di sinistra" immagino tu intenda il conformismo, il rifiuto delle rivendicazioni storiche dei lavoratori, degli oppressi…

5 In altri punti del libro, per esempio nelle acrobatiche pagine centrali (pagg 113-116), animate da una punteggiatura scompigliata e cinetica, parli dell'immobilismo della società italiana. Quali sono secondo te i suoi mali peggiori?

6 I nomi dei Paesi sono spesso con l'iniziale minuscola, anche nel titolo. Forse per sminuire il concetto di patria?

7 "La gente viaggia troppo. E non si pente. La gente è come una duchessa stendhaliana. A costo di vedere ovunque lo stesso luogo. Gli stessi luoghi. Superluoghi. Iperluoghi. A Madrid, a Istambul, a Mumbai (o Bombay, per i nostalgici). Hotels, ipermercati, sopraelevate, aeroporti, il Rokfeller Center l'hai visto, tu che sei del Lazio, ma Civita di Bagnoregio, no." (pag 13). Tu invece non hai scelto una meta turistica, non chiami la tua esperienza "viaggio", ma esilio: ai confini del mondo, dove c'è molto deserto, ghiacciai, musei di storia naturale. La Patagonia perché è il luogo più deserto possibile?

8 Però racconti anche di esploratori, di donne pioniere, di indigeni sconfitti, che abitarono quei luoghi. Ogni pezzo della Terra è impregnato di storia. Fa soffrire il fatto che ogni brandello di storia sia pieno d'ingiustizie: contro altri uomini o contro gli animali. Fino a che punto si può sfuggire?

9 Mi pare che tu abbia ricevuto diversi riconoscimenti come poeta, invece come scrittore di prose e romanzi finora ti sia mancata notorietà. Romanzi come L'uomo avanzato e Dal rumore bianco forse dovrebbero essere più conosciuti dal pubblico, più considerati dagli editori. A che cosa attribuisci tu questa differente considerazione?


10 In un punto-chiave del libro inviti il lettore (e te stesso, esule volontario) a cercare dentro di sé le forze per non disprezzare troppo il popolo dei consumisti, dei condizionati. Ecco un brano attribuito al sociologo Cassano: "Uno dei rischi più gravi oggi è quello di rifugiarsi in una sorta di repulsione antropologica nei riguardi delle plebi dominate dal consumismo, sulle quali l'egemonia non ce l'hanno più i sermoni dei chierici. ma le seduzioni pianificate dai piazzisti…" (pagg 115-116); e ancora: "(… il sociologo Cassano dice ai migliori di gettare lontano lo specchio che li mostra così tanto perfettini), via a misurarsi, a rapportarsi con i molti, i più (e le loro magagne e viziature) o la spinta morale degli ottimi non si fa, non si farà, politica…" (pag 114). 

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