La letteratura è salto in alto. Si lascia a terra la nostra parte puramente umorale, autobiografica, malinconica, a volte luttuosa, le nostre umane traversie, da cui tuttavia si è preso slancio e motivazione. Si abbandona quello che Gilda Policastro chiama in un suo saggio "il dolore senza stile" per fare qualcosa d'altro che non sia l'emissione di un lamento o di un grido di rabbia. Con questo non voglio dire che l'essere umano non abbia diritto di urlare o di piangere. Ma questo c'è già! Già ne siamo circondati, già siamo immersi nella sofferenza! La letteratura è qualcosa d'altro.
Chi abbia seguito o praticato prove e allenamenti sa quanti sforzi, tentativi ed errori possa costare un salto riuscito.
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