"Non
cercata, ho una prova che l'Evento non è una chimera, un'invenzione mia. In
mezzo ai binari vedo sfilare una famiglia di camosci. Due femmine, un maschio,
e i cuccioli. Scesi a valle dai monti. Mai accaduto a memoria d'uomo. Del resto
ho notato qualche altro segno di buon auspicio. Gli uccelli fanno un baccano
indiavolato, si sono moltiplicati. Sono ricomparsi molto numerosi, con mio
piacere perché li ho sempre apprezzati, in senso musicale, i notturni. Le
strigi, i gufi, gli allocchi, e le civette, s'intende. L'istinto li avverte di
una novità in cui certo non speravano; il grande Nemico si è ritirato. Non ci
sono più fumi nell'aria, a terra non ci sono più puzzi o frastuoni. (O genti,
volevate lottare contro l'inquinamento? Semplice: bastava eliminare la razza
inquinante). Può darsi che questo scorcio di primavera freddo, nebbioso, li
incoraggi. Ieri a tramonto un duetto, più espressivo di quello di Lévy e
Malinowski, fra civette. Una delle due, la femmina?, teneva il suo verso
distinto dal verso del compagno, di un semitono, e non variava se non a
intervalli piuttosto lunghi e press'a poco uguali. La melopea ha del primitivo,
non del lugubre, come tutti dicevano. Ho interloquito, senza cercare di
imitare, insistendo su una nota bassa, appena accordata alle loro, in bordone.
Ho anche tentato una dissonanza. Pare che non gli dispiacessi. perché si sono
avvicinate. Abbiamo gusti in comune, il bosco e la notte; sono nittalopo e
nottivago quasi come loro, e anch'io, se canto, canto di notte. A parte che le
mie corde vocali, a differenza delle loro, sono state trattate alla nicotina.
Così
vado commentandomi, esorcizzandomi, la fine del mondo. O quel tanto di analogo
che si svolge sotto i miei occhi." (Guido Morselli, Dissipatio H.G., Adelphi, Milano 1977, pagg 55-56)
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