Riporto qui un brano tratto da Tristissimi giardini di
Vitaliano Trevisan (Laterza, Bari 2010) della bellissima collana Contromano, un
brano molto esplicito e significativo a proposito del rapporto fra
scrittore/artista e attuale società:
"E sorvolando anche il cosiddetto mondo artistico,
dove il credito che si eredita è tale da mantenere, all'interno di
detto mondo, generazioni di cosiddetti figli, fratelli, nipoti e pronipoti
d'arte; mondo, questo artistico-intellettuale, ma soprattutto pseudo-artistico
e pseudo-intellettuale, che tra l'altro ha molto molto a che fare col pubblico,
mentre quello che con questa frase snervante, almeno per chi la scrive, si
cerca di mettere in luce è che lo stesso male, con conseguenze forse più
pericolose, affligge anche il cosiddetto privato e per le stesse identiche
ragioni: mancanza di adeguato ricambio. Il sistema non respira, cioè non
seleziona, o almeno non per merito; non innova, a meno che non sia costretto, e
quando è costretto, come in questo particolare frangente, il prezzo da pagare
in termini generali è molto alto, e naturalmente, com'è sempre stato e sempre
sarà, a pagare sono i più deboli, intesi sia come persone fisiche che come
persone giuridiche." (p 63)
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